“La storia non dimenticherà”. Lo Sceicco Abdallah Ben Zayed Al Nahyan, ministro degli Esteri degli Emirati Arabi Uniti, ha appena ricevuto dal Papa il dono di 200 copie della Dichiarazione sulla Fratellanza Umana e commenta con queste parole l’importanza del gesto che una ventina di giorni fa ha impresso un nuovo corso ai rapporti tra la Chiesa e l’islam. Le copie recano sul frontespizio lo scatto che ritrae Francesco e il Grande Imam di Al-Ahzar, Ahmad al-Tayyib nell’atto di firmare insieme il documento che sceglie come lingua comune “la cultura del dialogo”.
Ed è proprio nel ricordo di quel momento che la delegazione ufficiale degli Emirati, guidata dallo Sceicco Ben Zayed è stata ricevuta nella residenza di Santa Marta verso le 12.30. Obiettivo è stato quello di comunicare personalmente a Francesco i primi riscontri concreti prodotti dai principi contenuti nella Dichiarazione, alcuni già attuati e altri in fase di realizzazione. Il Papa e lo Sceicco si sono intrattenuti a colloquio per 45 minuti prima di procedere allo scambio dei doni e proseguire poi con il pranzo nella residenza di Santa Marta. Oltre alle copie della Dichiarazione sulla Fratellanza Umana, Francesco ha voluto donare la copia di una incisione originale risalente al XVII secolo, che mostra i lavori di costruzione in Piazza San Pietro, e quattro grandi album fotografici destinati al Presidente e al vice Presidente degli Emirati Arabi, con una serie di scatti ricordo della visita papale negli Emirati.
Le pietre della tolleranza
Singolare e prezioso anche uno dei doni dello Sceicco al Papa, un cofanetto con alcune pietre color oro e bronzo interamente ricoperte di iscrizioni in lingua araba, messaggi ispirati all’amore e alla tolleranza. Un simbolo “solido” per ricordare lo spirito della Dichiarazione, di un cattolicesimo e di un islam che vogliono procedere fianco a fianco in amicizia, come quella che lega da tempo i loro due massimi rappresentanti. Certamente un documento storico che intanto negli Emirati Arabi e nel mondo islamico sta pian piano riscrivendo la cronaca.
Intervenendo al Summit mondiale dei governi svoltosi a Dubai due settimane fa, lo stesso Sceicco Ben Zayed ha posto l’accento sul passo compiuto dal Papa e dal Grande Imam. “Chi di noi – ha detto – avrebbe potuto immaginare che due simboli di questa portata avrebbero superato tutti gli ostacoli per siglare un documento di riconciliazione, in un mondo segnato da contrapposizioni politiche, dall’incitamento all’odio, alla violenza e all’estremismo?”.
L’unica strada, “darsi la mano”
La risposta sta nella forza dei valori che le due religioni hanno scelto di condividere, la condanna di ogni forma di intolleranza soprattutto se armata, l’appello ai governanti a garantire libertà e diritti e a fermare “lo spargimento di sangue innocente”, il rispetto per le donne, la vita, per l’espressione della fede personale e per la casa del mondo che abitiamo tutti. Una Dichiarazione che verrà studiata, è stato assicurato. Ma il punto di partenza, e punto critico, lo ha indicato Papa Francesco ai giornalisti sul volo di rientro da Abu Dhabi: “Se noi credenti non siamo capaci di darci la mano, abbracciarci, baciarci e anche pregare, la nostra fede sarà sconfitta”.