Papa Francesco ed il Grande imam di Al-Azhar impegnati nel diffondere la cultura dell’incontro in un cammino condiviso

Comitato Fratellanza universale: strumento di dialogo e comprensione reciproca

Un gesto di responsabilità per le generazioni future. Usa questa frase, monsignor Marco Gnavi, direttore dell’ufficio per l’ecumenismo ed il dialogo interreligioso della Diocesi di Roma, per salutare con favore la nascita del Comitato superiore per l’attuazione del ‘Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune’ firmato nel febbraio scorso ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, da Papa Francesco e dal Grande imam di Al-Azhar, Ahmed Al-Tayeb. Lo stesso Pontefice ieri, apprendendo con gioia la novità, aveva osservato che “anche se purtroppo sono spesso il male, l’odio, la divisione a fare notizia, c’è un oceano nascosto di bene che cresce e ci fa sperare nel dialogo, nella conoscenza reciproca, nella possibilità di costruire insieme ai credenti di altre fedi e a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, un mondo di fraternità e di pace”.

“Le parole del Pontefice e la nascita di questo comitato – argomenta monsignor Gnavi – mettono in evidenza il fatto che non si può fare a meno di assumere una visione globale, non sincretistica, ma di responsabilità per le generazioni che verranno. Papa Francesco ed il Grande imam di Al-Azhar hanno rilanciato in maniera coraggiosa questa responsabilità comune”. Il documento ed il neonato comitato, secondo monsignor Gnavi, ripropongono “tutte le priorità cruciali del nostro tempo di cui le grandi religioni mondiali devono farsi carico nella prospettiva ognuno della propria identità”.

Documento coraggioso

Scopo del nuovo comitato sarà quello, come si legge nel comunicato ufficiale di presentazione dell’organismo, di ‘assicurare la realizzazione degli obiettivi del documento sulla fratellanza umana universale e di preparare i progetti necessari per implementare il documento stesso seguendo la sua applicazione a livello regionale e internazionale’. L’istituzione del comitato fa risaltare la necessità di rendere operativi i contenuti del documento sulla fratellanza universale, concetti da applicare e rendere concreti. “Certo – condivide monsignor Gnavi – ma c’è da ribadire che il documento non è irenico: nel testo si parla di libertà religiosa, del ruolo delle donne, della povertà, dei luoghi di culto. E’ un documento ‘alto’ in cui traspare, in filigrana, che la costruzione è avvenuta dopo un cammino comune e condiviso”.

Comitato: stimolo per superare i confini

La creazione del comitato, dunque, è un vero e proprio stimolo a superare i confini: “Certamente – aggiunge monsignor Gnavi-. Il rischio è quello di morire di solitudine e conflitti, chiusi nei nostri confini. Papa Francesco è interprete di un umanesimo senza barriere che apre all’incontro con gli altri. E bisogna dire che nel mondo sunnita anche il Grande imam di Al-Azhar è espressione di un tentativo serio di apertura che speriamo possa contagiare molti altri”.